“Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo”
(Francesco d’Assisi)

Laboratorio “Cantico delle Creature”
Aree di Applicazione
- Area Educativo Pedagogica
- Area Take-Care
- Area Team Building
- Area Crescita Personale

Adatto per
- Scuole (Struttre, Insegnanti ed Allievi)
- Istituti Penitenziari (Personale e Detenuti)
- Istituzioni Sociali e Sanitarie
- Associazioni Sociali e Sanitarie
- Presidi Ospedalieri
- Privati (Singoli, Coppie, Nuclei Famigliari)
- Aziende
Obiettivi
Macrobiettivi:
- Creare senso di appartenenza
- Impegno ecologico/umano/emozionale/motivazione
- Resilienza al cambiamento per il singolo e per il gruppo
Micro obiettivo:
Il progetto verrà realizzato con accorgimenti “su misura” per il gruppo che lo richiede, valorizzando obiettivi specifici che siano concrete ed adeguate risposte al bisogno specifico formulato dall’Ente/ Azienda/ Associazione che ne ha fatto richiesta.
Photo by Sonia Nadales on Unsplash
Presentazione Breve
E’ un progetto di terapia artistica in cui si propone la realizzazione di elaborati artistici a carattere libero (verranno scelte le tecniche artistiche adatte al singolo e/o al gruppo ) con l’ausilio di opere letterarie e/o poetiche come tema comune a cui ispirarsi e dalle quali lasciarsi condurre quali: Il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi.
Il percorso può prevedere la creazione di una pubblicazione e di una mostra degli elaborati finale.
fornisce esiti positivi e concreti come:-
- percorso di team building per professionisti e volontari
- esperienza di educazione civica e prevenzione a disagi di comportamento (bullismo,
disturbi alimentari etc) a gruppi scolastici e minori istituzionalizzati - strumento efficace di integrazione per stranieri immigrati
- percorso di cura per soggetti con fragilità sociale e/o patologie
Note Operative
- E’ un progetto studiato in modo che si possa realizzare con minimo dispendio di energie organizzative .
- E’ adattabile : in piena aderenza al difficile periodo che si sta vivendo.(Covid 19)
- Può essere realizzato online o in presenza
Ambito educativo
Il progetto è versatile nelle sue linee organizzative:
può essere realizzato fin dal secondo ciclo della scuola primaria fino al liceo.
Ovviamente verrà presentato e modulato a secondo dell’età dei partecipanti e verranno individuati i diversi obiettivi specifici.
Il lavoro offre un’esperienza entusiasmante a vari livelli:
- obiettivo ambientalista:
Il percorrere, attraverso lo sperimentarsi nella creazione di opere artistiche, le diverse stanze del Cantico favorisce l’incontro con l’ambiente e diventa stimolo per la conoscenza e l’amore, il senso di appartenenza e responsabilità nei suoi confronti.
- Obiettivo di appartenenza reciproca:
possiamo sperimentare concretamente, con semplicità estrema e dolcezza la realtà che ci vede appartenenti allo stesso universo .
Un’appartenenza e reciprocità che ci unisce al di là di razza, colore della pelle, situazione sociale e culturale.
Il percorso può condurci ad una profonda consapevolezza e progettualità sociale sana.
l’organizzazione pratica dell’esperienza, la scelta della tecnica artistica nella quale sperimentarsi,
quale occasione culturale finale organizzare varia da gruppo a gruppo.
Il percorso può essere compiuto da la singola classe , come da piccoli gruppi trasversali.
Indicativamente si prevedono 7 incontri frontali e laboratoriali in cui si studia, legge, conosce la singola stanza ( sole, luna e stelle, acqua, terra, fuoco, aria, perdono) e poi la si realizza nel laboratorio. Sono da concordare i tempi per la realizzazione dell’evento di chiusura.
Il percorso può anche essere realizzato per le insegnanti e in gruppi misti ( insegnanti e genitori) . In questo caso oltre l’esperienza formativa personali si offriranno gli strumenti per proporlo nelle rispettive classi e se ne seguirà esterna
Ambito "Take-Care"
E’ un’esperienza da cui si può solo trarre beneficio. In molte situazioni di fragilità, malattia, sofferenza.
E’ un’esperienza che fornisce gioia, leggerezza, motivazione al cambiamento, favorisce l’uscita dalla propria egoità e apre lo sguardo al mondo e agli altri.
Ottimo è realizzarlo presso:
- Case circondariali
- in gruppi di persone affette da dipendenze patologiche
- in gruppi di mamme e bambini
- in gruppi di adolescenti fragili
- gruppi per favorire l’integrazione con immigrati e richiedenti asilo.
L’organizzazione varia a seconda delle caratteristiche del gruppo, viene concordato con i referenti e amo concluderlo con l’individuazione di impegni a carattere sociale che i singoli partecipanti all’iniziativa individuano come necessaria conseguenza del percorso di consapevolezza sociale ed umana acquisita.
Preferibile è la realizzazione in presenza ma si può anche realizzare online sempre che in presenza ci siano referenti che possono seguirne ogni passo.
Ambito Team Building
Ottima esperienza per promuovere senso di appartenenza, individuare fragilità e talenti nella comunicazione e nella coesione di gruppo.
Essendo un percorso artistico porta due elementi peculiari che non possono essere, al giorno d’oggi , più trascurati:
- abbiamo bisogno di crescere in ” intelligenza emotiva” come singoli individui:
l’esperienza artistica vissuta in laboratorio “ci mette in gioco”; porta “nelle mani” ogni teoria e trasforma in emozione consapevole la comunicazione con se stessi e con l’altro; - abbiamo bisogno di vivere il gruppo con ”senso di responsabilità e impegno”: lavorare insieme al raggiungimento di un obiettivo comune , visibile, tangibile (opera artistica) è strumento reale di condivisione e impegno con la verità insita nel :“gioco serio al pari di un lavoro”
Lo stage formativo può essere costruito nel rispetto dell’equipe che ne fa richiesta.
La scelta della tecnica artistica più consona al gruppo verrà compiuta dopo il primo incontro di presentazione del percorso.
Indicativamente il percorso presenta le seguenti fasi:
– Incontro di conoscenza/presentazione
– stage e/o
– incontri per le singole stanze ( sole, luna e stelle , acqua etc )
ogni appuntamento prevede
– il primo momento di lettura e conoscenza del tema e poi il relativo laboratorio artistico.
– Incontro finale come momento di riflessione comune in cui si evidenziano tutti gli aspetti importanti in relazione all’obiettivo individuato all’inizio del cammino esperienziale. In tale incontro si comprenderà in modo condiviso quale evento conclusivo si ritiene più adatto e se ne programmerà la realizzazione.
– evento finale
– incontro di chiusura : esperienza e condivisione degli esiti .
Ambito Crescita Personale
Il realizzare il percorso con nuclei familliari in cui sono emerse crisi, in famiglie con figli in affidamento e/o adozione offre una grande opportunità di maturare giocando. Favorisce la comunicazione empatica, la reale conoscenza di fragilità e talenti personali, la capacità o meno di mettersi a servizio degli altri, il livello della propria e altrui autostima.
Realizzare il percorso con il singolo individuo che desidera riconciliarsi con l’universo ed individuare il suo preciso “senso” dell’esistere è’ efficace e fornisce grande aiuto concreto.
Diventa spunto gioioso e semplice per promuovere rinnovamento e progettazione nuova.
L’organizzazione tecnica del percorso è assolutamente non generalizzabile: nasce dall’empatico incontro tra il conduttore e chi ne potrà trarre beneficio.
Gentilmente il fotografo Giovanni Palazzo (sito www.giopalazzo.it) ci offre il suo Cantico delle Creature.
Ci permette di muovere tra le sue foto nate dall’ impegno umano, sociale, politico che lo ha visto testimoniare con coraggio ed estrema generosità la vita , la morte, la povertà, la lotta, la tenerezza nei luoghi dimenticati. Un esempio unico di come l’immagine è il valore del contenuto che sintetizza. Vale quale “parola ultima di verità”
Approfondimenti
Approfondimento - Parliamo di Terapia Artistica
Perchè il Cantico delle Creature come esperienza laboratoriale artistico terapeutica?
Quando si pensa alla terapia artistica si attinge solitamente all’immaginario limitante che considera l’espressione artistica quale portatrice di beneficio in quanto tale : disegnare fa bene…tiri fuori quel che hai dentro!
Ne consegue che spesso si venda l’assioma che ogni setting artistico in cui persone, ad esempio, con qualche disturbo psicologico o psichiatrico dichiarato si trovano e disegnano .. sia di per sè cura e non ci si esima dal chiamare “terapeutico” qualsivoglia esperienza che promuova la libera espressione creativa. Non trovo che sia necessariamente sbagliato questo punto di vista ma appunto limitante. La libera creatività di una persona che ha nuclei di sofferenza fino alla patologia può ed è, nella maggior parte dei casi ,una buona cosa.
La mia esperienza ormai trentennale nell’ambito dell’uso dell’esperienza artistica come modalità comunicativa e di cura ha però accumulato miriadi di di prove che mi dicono: spesso dalla sofferenza nasce solo ulteriore sofferenza .
La libera espressione di un soggetto psicotico per esempio è dolore puro . Il guardare, da parte dell’autore il lavoro realizzato può senz’altro creare gioia ma purtroppo si rivela superficiale in quanto, in fondo, non è quella liberazione che si spererebbe di raggiungere ma semplicemente: svuotamento da immagini che altrimenti lo avrebbero divorato.
Cosa succede però a quello spazio che si è creato e che diciamo così :“vuoto”?
Se ci limitiamo a questa esperienza (e qui non mi soffermo sul lavoro spesso drammatico dell’interpretazione e catalogazione delle opere stesse che noi professionisti poi forniamo per l’autocompiacimento che deriva dal poter spiegare, catalogare, e giustificare tempo ,denaro investito nel nostro seppur nobile operato) purtroppo si evidenzia il fatto che involontariamente abbiamo fornito in un piatto d’argento niente altro che la possibilità di tornare a riempire quello spazio liberato con altre immagini devastanti, con altro dolore, aumentando e cronicizzando ancor più la patologia.
Quindi è necessario pensare anche ad “altro”.
Uno dei significati più semplici della parola terapeutica è: ciò che porta giovamento.
Giovamento non è alleviare un sintomo ma ..:.”procurare un vantaggio, un miglioramento durevole, specificatamente se è dovuto all’efficacia di un rimedio.”
Quindi se l’esperienza artistica si definisce terapeutica dovrà portare appunto “giovamento”.
Il proporre “altro” non può limitarsi alla realizzazione di oggettistica o opere banali commissionate da chi conduce il setting. Ma deve “concimare” il terreno psichico affinchè vi si crei humus che svilupperà rimedi efficaci individuali e collettivi.
Non bastiamo noi con la nostra fantasia a portare giovamento, anche se noi siamo determinanti. Dobbiamo assumerci la responsabilità di individuare un cammino che offra un qualcosa che vada oltre l ‘ esperienza della fragilità, della patologia. Abbiamo bisogno di scegliere e di portare a chi soffre e che si sta affidando a noi elementi “oggettivamente sani”. Che fanno bene, che forniscono del nutrimento con “sostanze buone” a quello spazio psichico precedentemente liberato dallo sfogo artistico. Dobbiamo proporre meraviglie dell’umanità che non possono essere legate, perché troppo ampie per bellezza e verità, a particolari ideologie, teorie scientifiche o religioni che dir si voglia.
Proprio nell’arte l’essere umano può trovare questa universalità.
Universalità che è tale proprio perché trascende l’esperienza personale del singolo autore ma nutre ciò che ha necessità di nutrimento per l’umanità tutta. Non si ferma di fronte a differenze culturali, di età, di ricchezza o povertà, religione o ateismo.
Ed è proprio questa universalità del bello, del buono che ci apre la porta al vero. Un vero che appartiene a tutti, che richiama la crescita interiore di tutti. Sempre.
Approfondimento - Il Cantico: un esempio di inestimabile valore
Il percorso proposto dal Cantico conduce il lettore ad osservare ed incontrare ogni parte del nostro universo: il sole, la luna e le stelle, il fuoco, l’acqua, il vento , la terra, i fiori e gli animali fino all’uomo parlando di perdono e morte.
Il lettore viene naturalmente accompagnato all’incontro con le diverse manifestazioni della creazione con una semplicità sconcertante.
Percepisci e, quasi sei costretto ad immedesimarti con ciò che sta attorno e anche se viene presentato come manifestazione del trascendente sembra quasi secondaria, o meglio sembra essere il personale rapporto dell’autore con tale aspetto dell’esperienza che nulla toglie all’oggettivo incontro con realtà tangibili da chiunque.
Semplicità, appartenenza, stupore, gratitudine sono sentimenti stimolati che appartengono al religioso come all’ateo , allo scienziato illuminato come al profano.
Parliamo un attimo dell’autore:
Francesco compone questi versi non in veste di semplice osservatore.
Lui è ciò che descrive e vicendevolmente ciò che viene descritto è parte di lui.
Se si leggono alcune pagine della Legenda da Maior di Bonaventura si scoprono episodi straordinari della vita dell’autore:
– salutare presso Siena un gregge di pecore e queste corrergli incontro;
– narrare di una pecora singola che entrata in chiesa belava e si prostrava a rimproverare i fedeli che scorgeva distratti;
– accogliere tra le braccia un leprottino nelle vicinanze di Greccio e ammonirlo di non lasciarsi catturare;
– accettare da un pescatore un uccello acquatico sul lago di Rieti. L’uccello si rifiuta di abbandonare il santo e poi spicca il volo esprimendo con evoluzioni la sua gioia;
– rigettare nel lago di Rieti un grosso pesce (subito battezzato frate pesce) che gli era stato offerto, il quale rimase a giocare attorno all’imbarcazione in attesa di essere benedetto..per citarne alcuni.
Ma proprio perché lui vive un’esperienza tale ci lascia liberi e in grado di personalizzare la nostra esperienza di incontro percorrendo i diversi quadri descrittivi.
Consideriamo queste esperienze e la potenza delle immagini che l’autore ci dona non come parole di un individuo straordinario, ma di un individuo che lascia spalancate le porte interiori alla meraviglia e ascolta.
Francesco appartiene ai doni dell’universo e con la sua letizia all’universo intero.
Appartiene e offre a ogni lettore la stessa esperienza, se viene accolta nella sua interezza.
Semplici, si le sue parole sono semplici, essenziali. Non danno adito ad alcuna interpretazione intellettuale .
Francesco, quando lo compone è molto debilitato fisicamente, quasi cieco. Sembra che l’abbia composto nell’unico periodo della sua vita in cui, proprio per beneficiare delle sue cure, gli è permesso di stare con Chiara.
La sua è percezione che va ben oltre i semplici sensi fisici. La sua è percezione accogliente, compartecipata: il suo respiro fisico ed interiore si modula e si esprime attraverso le vibrazioni della creazione.
Questi quadri descrivono presenze reali a disposizione di ogni essere umano che esiste sulla terra.
E’ canto universale, balsamo, farmaco per renderci consapevoli di far parte, di essere i beneficiari di realtà di inestimabile valore e non di meno di essere anche noi , ognuno di noi , nella sua unicità portatori di inestimabile valore. Diventiamo consapevoli compiamo il passo che ci conduce al essere responsabili ,artefici della nostra presenza, della qualità della nostra compartecipazione..
Ci accompagna ad allargare la nostra consapevolezza, ad espanderci oltre la nostra esperienza biografica non per negarla, per eluderla o soffocarla ma per ampliarne i confini perchè qui, ora questa realtà è nostra. .
Ma non solo sono per noi, a nostro uso e consumo: la nostra devozione e i nostri sentimenti di gratitudine e servizio rappresentano il senso stesso della loro esistenza in un incantevole reciprocità e dipendenza che può essere la nostra vita sulla terra.
Se ci soffermiamo nella sua lettura ci accorgiamo che tutti noi possiamo apprezzare il Cantico.
Parla un linguaggio adatto ai bimbi, nel loro cammino di scoperta del mondo intorno;
all’adulto sano e alla sua necessità di compiere scelte colme di meraviglia e responsabilità.
All’essere umano malato, sia esso di una malattia fisica che di una patologia psichica, che ne sorseggia parola dopo parola e vien così accompagnato fuori dal dolore: guarda , ricorda, cerca…
Un anziano, che conosce tanto come il creato sia li per lui e come lui sia li con e per esso;
un povero che mai è privo di queste ricchezze descritte;
un ricco che ne ha perduto il senso perché convinto nel suo delirio onnipotente di poterne usare ogni briciola nell’illusione diabolica di non accorgersi che può tutto questo, esclusivamente perché la vita stessa glielo permette aspettando il suo risveglio.
Una donna che ha donato risa e lacrime alla luna, al mare..
Un uomo che faticando ne ha raccolto i frutti sentendosi esso stesso raggio di sole e frutto divino.
Un ateo che è nella realtà che trova lo stimolo per promuovere fedeltà ed impegno a volte assai più grande di chi si schiera tra i religiosi.
Tutti, ma proprio tutti possono trovare nel Cantico il proprio cantico.
Ora soffermiamoci sulla musica del Cantico. La musica si rivela proprio nelle pause.
Sono le pause, il punto zero tra una rivelazione e l’altra che ci collega con la fonte di tutte le cose.
Cosa si scopre nella musicalità del Cantico ?
Il passaggio, l’osservazione, l’incontro che hanno spazio proprio nel procedere da un quadro all’altro. Ogni quadro breve, essenziale, potente.
Poi al termine, sembra accompagnarci nell’interiorità, nella dimensione umana: quel mistero della secunda morte e del perdono. Da questo momento il singolo lettore viene condotto in relazione con se stesso.
“Secunda morte” non è forse uno sprone profetico che vuole svegliare le coscienze dal vero e grande pericolo rappresentato dalla catastrofica e menzognera preoccupazione di noi uomini moderni incapaci di provar dolore difronte alle stragi ma forsennatamente preoccupati di rimandare, evitare, sconfiggere la morte?
Incapaci di fermare le nostre coscienze a riflettere sulla puerile verità che la morte stessa è inevitabile?
Una delle trappole materialistiche in cui ci troviamo soffocati oggi è quella che sembra che corriamo disperati a voler possedere la morte: chi vuole deciderne il momento, chi delirante vuole solo allontanarne la venuta senza rispetto alcuno della persona ma solo appiccicato al desiderio di non vederla, di dominarla.
Uccidiamo, sterminiamo, lasciamo che si muoia di fame e poi ci attacchiamo al terrore della morte e abbiamo una medicina che sembra voglia solo posticiparla, evitarla, sconfiggerla. La morte viene, vince una sola volta. Abbiamo il dovere con la consapevolezza dell’appartenere di non mancare mai l’impegno…tutte le altre volte di far vincere la vita.
Francesco ci offre la possibilità di sentire come proprio questa inevitabilità renda la Morte nostra Sorella alla pari della bellezza del sole o purezza dell’acqua.
Ma Francesco va oltre.
Quasi sottovoce ma descrivendo un impulso eterno sofferma la nostra attenzione sulla “secunda morte” quella veramente triste.
La morte senza la connessione con l’altro, chiunque esso sia. La morte che ha difficoltà o impossibilità ad incontrare il Perdono :l’azione compiuta come dono.
Come non intravedere proprio in quel quadro settimo del Cantico la nostra grande potenzialità di essere creatori noi stessi, fratelli nella Coscienza.
Se apriremo il nostro cuore all’espansione, all’appartenenza alla bellezza e alla bontà del creato come facente parte di noi saremmo in grado di far testimonianza della verità come gocce dell’unico mare di cui facciamo parte?
Laboratorio “Cantico delle Creature”
Questa formazione per me interessantissima, considerato che sono amante dell’arte, della creazione, l’esperienza con la pietra saponaria, meravigliosa a dir poco, mi ha regalato la percezione di come prendersi cura nei migliori dei modo perché creare è costruire,definire,completare quello che di bello c’è in te per poterlo trasmettere,mostrarlo agli altri.
Laboratorio “Cantico delle Creature”
La possibilità di utilizzare nuovamente l’arte come percorso di Formazione, come Knowledge manager e come Direttore Amministrativo della AFT/CED Centro Educativo per le dipendenze di Trento, è sempre un momento molto speciale. L’arte non è solo quella che vediamo in un museo, e mai sapremo che cosa invece un artista provi nella creazione della sua opera, se non lo sperimentiamo sulla nostra pelle! Ecco questa esperienza fatta con la pietra saponaria nel modellare ogni passo del cantico delle creature di San Francesco, mi ha permesso di capire, la possibilità di curarsi e di crearsi attraverso un’opera che piano piano prende forma. E con la forma prende anche forza e riconoscimento anche le nostre gioie, paure e insicurezze… e con loro anche la consapevolezza che possiamo decidere se intraprendere un nuovo percorso di cambiamento! Grazie alla professionalità, l’energia e la passione della docente Paola Maria Meina, e speriamo di ripetere questa formazione nel futuro.
Laboratorio “Cantico delle Creature”
Il “Cantico delle Creature” è stata un’avventura molto professionalizzante poichè mi ha permesso di vivere una nuova esperienza; il poter creare dal nulla un’opera con le proprie mani mi ha permesso di riscoprire nuove sensazioni e comprendere la correlazione che c’è tra cervello e cuore. Infatti, è stato proprio quest’ultimo che mi ha ispirato nella creazione della mia opera d’arte. Farsi guidare dal cervello implica lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni dettate dalle circostanze mentre, se è il cuore ad ispirarci, possono trasparire le nostre emozioni più vere nella creazione di un opera.
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