Ho qui vicino a me un ragazzo africano che è scappato da una guerra fatta di machete che spaccano i propri famigliari, che è scappato in canali d’acqua che erano di un rosso pazzesco per salvarsi …
ed aveva appena sei anni;
ho qui accanto a me un uomo croato che dell’infanzia ricorda le sirene d’allarme e gli scoppi e che non può più mangiare polenta perché solo polenta ha mangiato per anni;
ho qui un guerrigliero dell’America latina nel cui sguardo vi è l’universo intero e nelle ferite la voglia di giustizia e l’orrore del ferro e del fuoco e delle torture e delle fughe e dell’amico ucciso in un imboscata…quell’amico così bello e giovane ..e quella bimba morta tra le braccia della sua mamma …ad appena sette anni…in un campo profughi…
e comprendo che la guerra è nell’essere umano, che la guerra è la via d’uscita non trovata, è l’urlo, la dissoluzione della vita , è la distruzione dei sogni .
Ma vi ricordate quando eravate bambini che bella era la vita, che gioia, che stupore , quanti desideri, quanta certezza di bontà?
Dove finisce tutto questo quando un essere umano crede nella guerra, dove seppelliamo il senso di noi?
Si prega quando scoppia la guerra, si prega, si scappa, si soffre.
Ci si chiede se esiste un Dio e perché accetti tutto questo. Ho letto da qualche parte , qualcuno che in un campo di concentramento vedendo un bimbo torturato si chiese dove fosse Dio in quel momento e poi comprese che Dio era quel bimbo.
Non riesco a vedere un Dio che permette le guerre, riesco a vedere che l’animalità e la perversione di esseri umani che hanno perso ogni contatto con la loro vita voglia distruggere proprio Dio.
Siamo in un mondo in cui si crede al profitto, in cui si sceglie il profitto . Tutte le guerre sono frutto di questo.
Le motivazioni che ci fanno credere come proprie del singolo conflitto sono specchietto per le allodole e noi addormentati e ignoranti ci crediamo.
Oggi la guerra è vicina, i profughi sono molto simili a noi e noi apriamo le frontiere, quelle stesse che drammaticamente abbiamo sprangato perché chi arrivava …giungeva da una guerra lontana dalla nostra villetta in collina.
Siamo fatti cosi, se non tocchiamo non ci crediamo. Preferiamo accettare che sia il singolo dittatore che sgancia le bombe …che sia l’altro così diverso da noi.
Non credo che sia così.
Noi individualmente crediamo nel profitto? Ci piace questa nostra maniera di vivere? Nelle nostre relazioni cosa vogliamo ottenere?
Oggi leggevo un articolo di una psicologa che sosteneva che una relazione sana non prevede amore incondizionato…mi è venuto da ridere . Ma l’amore se non è incondizionato è amore?
Incondizionato…ovvero privo di condizioni vuol forse dire che permette all’altro di mancarmi di rispetto , di utilizzarmi per qualche suo rendiconto di profitto?
Non credo, non porre condizioni in amore vuol dire essere aperto, dare più importanza al mio atto interiore d’amore che al beneficio che ne traggo perché il beneficio risiede…indipendentemente da cosa tu fai, nel mio amare.
Non è amore incondizionato quello che accetta violenza e sopruso ..è l’altra metà della mela /nucleo patogeno in cui carnefice e vittima si ritrovano. Non ha nulla a che fare con l’amore incondizionato.
E’ nucleo patogeno anche all’interno di ognuno di noi quella guerra, quella lotta fratricida dell’alternarsi tra godimento, utilizzo, sopruso e ricerca, conoscenza apertura, fraternità.
La guerra è frutto di una scelta. Sempre.
Quindi anche la pace è frutto di una scelta.
Sappiamo fare pace con noi stessi? Sappiamo scegliere l’azione di pace per noi e per l’altro davanti a noi. Sappiamo immedesimarci ora, adesso e scegliere di riempire la coppa di felicità dell’altro e facendo questo sentiamo i brividi della nostra felicità?
Siamo empatici? Combattiamo il nostro personale narcisismo patologico, il nostro essere concentrati sul nostro appagamento, la nostra tranquillità a discapito della verità?
Coltiviamo la gioia, la spensieratezza, la responsabilità come opportunità di proverbiale bellezza che la vita stessa ci offre?
Siamo taccagni, avari o diamo senza paura del domani ma riempiendo di gloria e assennatezza ogni momento dell’oggi?
Cosa cerchiamo nella vita? Cosa siamo venuti a fare oggi qui, sulla terra? Vogliamo trarre profitto nei rapporti, nei negozi, sui tram, a letto con i nostri partner, a lavoro con colleghi?
Facciamoci queste domande, troviamo le risposte e scegliamo col coraggio di un colpo di spada da che parte stare oggi. Non domani, non poi si vedrà. Qui , ora.
Quando ognuno di noi vivrà in pace, lontano dalla logica del profitto , svilupperà, darà spazio al senso veritiero e reale della reciproca appartenenza non esisteranno più i dittatori occasionali , messi su da una logica perversa che fa della finanza, del guadagno la forza propulsiva del mondo.